domenica 7 luglio 2013

San Michele Arcangelo


 :: domenica 07 luglio 2013
5/07/2013 

E Francesco (con Benedetto) consacra il Vaticano a San Michele

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La benedizione della statua
La benedizione della statua

Il vescovo di Roma – alla presenza del suo predecessore – inaugura una statua di San Michele nei Giardini vaticani. E pone la Città del Vaticano sotto la protezione di San Giuseppe e dell’Arcangelo

Gianni Valente città del vaticano Doveva essere “solo” un’inaugurazione di una statua nei giardini vaticani: la scultura in bronzo che riproduce San Michele Arcangelo, opera dell’artista Antonio Lomuscio, posizionata neli pressi del palazzo del Governatorato. Ma con papa Francesco niente è scontato, e la stessa routine dell’ordinarietà vaticana –Santa Marta docet - diventa l’ordito  dove giorno per giorno si sprigionano gratuite, quotidiane sorprese.

Prima sorpresa: stamattina, prima della nove, a prender parte all'evento inaugurale davanti a una piccola folla di qualche centinaio di persone, insieme all’attuale vescovo di Roma c’era anche il suo predecessore Benedetto XVI. Joseph Ratzinger è stato invitato personalmente da Papa Francesco, e ha aderito  volentieri alla proposta. Il Papa emerito è stato salutato con calore e affetto dai presenti – che lo hanno anche applaudito - dispensando sorrisi a tutti. Nel giorno in cui viene presentata al mondo l’enciclica scritta “a quattro mani” Lumen Fidei, firmata da Francesco ma di preponderante fattura ratzingeriana, Papa Bergoglio chiama il predecessore a apparire in un momento pubblico “ordinario” e così decongestiona con nonchalance tutti gli psicodrammi sui “due Papi” esternati da frotte di accigliati analisti. Quelli per i quali il popolo «non avrebbe capito» e «sarebbe rimasto confuso».


In realtà, il popolo di Dio sembra cogliere al volo tutto quello che sta succedendo nella Chiesa di Cristo. Anche nell’amicizia affettuosa tra Francesco e Benedetto il sensus fidei coglie un riflesso della luce di grazia che nutre e tiene in vita la Chiesa. A Francesco la presenza di Benedetto in Vaticano non crea alcun imbarazzo. È contento che riceva persone e non viva segregato. Per Papa Bergoglio, Ratzinger è come il «nonno» del Vaticano. E basta ascoltare le omelie dell’attuale vescovo di Roma – con i ricordi della «abuela Rosa», più volte citata come colei che insegnò al piccolo Jorge Mario le prime preghiere cristiane – per decifrare la portata dell’accostamento. Così, il Papa regnante manda in fumo le elucubrazioni di quelli che vorrebbero trasformare il Papa emerito in un sepolto vivo, chiuso nel suo cerchio dorato. Agli occhi di Bergoglio, l’intenzione manifestata dal suo predecessore di vivere gli ultimi anni della vita nel silenzio e nella preghiera, rimanendo «nel recinto di San Pietro», pone ipso facto Ratzinger nel cuore palpitante della vita della Chiesa. Per Francesco – lo ha detto all’Angelus di domenica scorsa – Ratzinger ha dato «un esempio meraviglioso di cosa vuol dire seguire la volontà di Gesù nella coscienza». «L’esempio del nostro padre - ha ripetuto - ci fa bene, fa bene a ciascuno di noi seguirlo». Anche per questo oggi lo ha voluto vicino e gli ha chiesto di condividere con lui un gesto suggestivo e eloquente.

La inaugurazione della statua in bronzo posta nei giardini vaticani si è trasformata in una vera e propria consacrazione di tutto lo Stato vaticano a San Giuseppe e San Michele, che il Governatorato aveva già scelto come propri santi protettori. Così Francesco e Benedetto hanno riaffidato alla cura efficace del padre putativo di Gesù e dell’Arcangelo sempre in lotta con il demonio tutto l’intreccio di generosità e miserie, dedizione e opportunismi, entusiasmo evangelico e corruzione che convivono oltre le Mura Leonine. Comprese le manovrette di quei circuiti curiali dove crescono palpabilmente resistenze e nervosismo. Le “operazioni” confezionate nell’ombra e poi messe in circolo attraverso canali e agenti “fidelizzati”, secondo i tipici clichè delle lotte di potere clericale che hanno afflitto le recenti stagioni ecclesiali: «Lamentarsi e inveire è il loro forte. Essi brontolano, mugugnano, rimbrottano. Sono di cattivo umore e, quel che è peggio, nutrono rancore» (Charles Péguy).

Il testo del discorso del Papa

"San Giuseppe - ha detto il Papa a quanto riportato dalla 'Radio vaticana' - custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù... O glorioso Arcangelo San Michele... veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell'esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall'assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede".

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Gianni Valente città del vaticano Doveva essere “solo” un’inaugurazione di una statua nei giardini vaticani: la scultura in bronzo che riproduce San Michele Arcangelo, opera dell’artista Antonio Lomuscio, posizionata neli pressi del palazzo del Governatorato. Ma con papa Francesco niente è scontato, e la stessa routine dell’ordinarietà vaticana –Santa Marta docet - diventa l’ordito  dove giorno per giorno si sprigionano gratuite, quotidiane sorprese.

Prima sorpresa: stamattina, prima della nove, a prender parte all'evento inaugurale davanti a una piccola folla di qualche centinaio di persone, insieme all’attuale vescovo di Roma c’era anche il suo predecessore Benedetto XVI. Joseph Ratzinger è stato invitato personalmente da Papa Francesco, e ha aderito  volentieri alla proposta. Il Papa emerito è stato salutato con calore e affetto dai presenti – che lo hanno anche applaudito - dispensando sorrisi a tutti. Nel giorno in cui viene presentata al mondo l’enciclica scritta “a quattro mani” Lumen Fidei, firmata da Francesco ma di preponderante fattura ratzingeriana, Papa Bergoglio chiama il predecessore a apparire in un momento pubblico “ordinario” e così decongestiona con nonchalance tutti gli psicodrammi sui “due Papi” esternati da frotte di accigliati analisti. Quelli per i quali il popolo «non avrebbe capito» e «sarebbe rimasto confuso».


In realtà, il popolo di Dio sembra cogliere al volo tutto quello che sta succedendo nella Chiesa di Cristo. Anche nell’amicizia affettuosa tra Francesco e Benedetto il sensus fidei coglie un riflesso della luce di grazia che nutre e tiene in vita la Chiesa. A Francesco la presenza di Benedetto in Vaticano non crea alcun imbarazzo. È contento che riceva persone e non viva segregato. Per Papa Bergoglio, Ratzinger è come il «nonno» del Vaticano. E basta ascoltare le omelie dell’attuale vescovo di Roma – con i ricordi della «abuela Rosa», più volte citata come colei che insegnò al piccolo Jorge Mario le prime preghiere cristiane – per decifrare la portata dell’accostamento. Così, il Papa regnante manda in fumo le elucubrazioni di quelli che vorrebbero trasformare il Papa emerito in un sepolto vivo, chiuso nel suo cerchio dorato. Agli occhi di Bergoglio, l’intenzione manifestata dal suo predecessore di vivere gli ultimi anni della vita nel silenzio e nella preghiera, rimanendo «nel recinto di San Pietro», pone ipso facto Ratzinger nel cuore palpitante della vita della Chiesa. Per Francesco – lo ha detto all’Angelus di domenica scorsa – Ratzinger ha dato «un esempio meraviglioso di cosa vuol dire seguire la volontà di Gesù nella coscienza». «L’esempio del nostro padre - ha ripetuto - ci fa bene, fa bene a ciascuno di noi seguirlo». Anche per questo oggi lo ha voluto vicino e gli ha chiesto di condividere con lui un gesto suggestivo e eloquente.

La inaugurazione della statua in bronzo posta nei giardini vaticani si è trasformata in una vera e propria consacrazione di tutto lo Stato vaticano a San Giuseppe e San Michele, che il Governatorato aveva già scelto come propri santi protettori. Così Francesco e Benedetto hanno riaffidato alla cura efficace del padre putativo di Gesù e dell’Arcangelo sempre in lotta con il demonio tutto l’intreccio di generosità e miserie, dedizione e opportunismi, entusiasmo evangelico e corruzione che convivono oltre le Mura Leonine. Comprese le manovrette di quei circuiti curiali dove crescono palpabilmente resistenze e nervosismo. Le “operazioni” confezionate nell’ombra e poi messe in circolo attraverso canali e agenti “fidelizzati”, secondo i tipici clichè delle lotte di potere clericale che hanno afflitto le recenti stagioni ecclesiali: «Lamentarsi e inveire è il loro forte. Essi brontolano, mugugnano, rimbrottano. Sono di cattivo umore e, quel che è peggio, nutrono rancore» (Charles Péguy).

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"San Giuseppe - ha detto il Papa a quanto riportato dalla 'Radio vaticana' - custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù... O glorioso Arcangelo San Michele... veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell'esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall'assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede".

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Prima sorpresa: stamattina, prima della nove, a prender parte all'evento inaugurale davanti a una piccola folla di qualche centinaio di persone, insieme all’attuale vescovo di Roma c’era anche il suo predecessore Benedetto XVI. Joseph Ratzinger è stato invitato personalmente da Papa Francesco, e ha aderito  volentieri alla proposta. Il Papa emerito è stato salutato con calore e affetto dai presenti – che lo hanno anche applaudito - dispensando sorrisi a tutti. Nel giorno in cui viene presentata al mondo l’enciclica scritta “a quattro mani” Lumen Fidei, firmata da Francesco ma di preponderante fattura ratzingeriana, Papa Bergoglio chiama il predecessore a apparire in un momento pubblico “ordinario” e così decongestiona con nonchalance tutti gli psicodrammi sui “due Papi” esternati da frotte di accigliati analisti. Quelli per i quali il popolo «non avrebbe capito» e «sarebbe rimasto confuso».


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La inaugurazione della statua in bronzo posta nei giardini vaticani si è trasformata in una vera e propria consacrazione di tutto lo Stato vaticano a San Giuseppe e San Michele, che il Governatorato aveva già scelto come propri santi protettori. Così Francesco e Benedetto hanno riaffidato alla cura efficace del padre putativo di Gesù e dell’Arcangelo sempre in lotta con il demonio tutto l’intreccio di generosità e miserie, dedizione e opportunismi, entusiasmo evangelico e corruzione che convivono oltre le Mura Leonine. Comprese le manovrette di quei circuiti curiali dove crescono palpabilmente resistenze e nervosismo. Le “operazioni” confezionate nell’ombra e poi messe in circolo attraverso canali e agenti “fidelizzati”, secondo i tipici clichè delle lotte di potere clericale che hanno afflitto le recenti stagioni ecclesiali: «Lamentarsi e inveire è il loro forte. Essi brontolano, mugugnano, rimbrottano. Sono di cattivo umore e, quel che è peggio, nutrono rancore» (Charles Péguy).

Il testo del discorso del Papa

"San Giuseppe - ha detto il Papa a quanto riportato dalla 'Radio vaticana' - custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù... O glorioso Arcangelo San Michele... veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell'esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall'assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede".

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